L’INCUBATORE PUNK

ARCHITETTURA | LE CARGO, PARIS

Esiste una coerenza tra l’immagine personale di Odile Decq, eminente architetta francese, e le sue opere. Entrambe le realtà sembrano interessate da un’inflessione punk, se vogliamo anche poco femminile. I progetti della Decq sono infatti audaci, energici, ultra-modernisti ma severi.

Lo dimostra anche Le Cargo, un incubatore di startup inaugurato di recente alla periferia nord di Parigi.

Negli spazi interni ritroviamo i cliché tipici della progettista. Fra questi, il dato tecnologico portato a un certo grado di estetizzazione. Anche la palette di colori si ripropone in tutta la sua drammaticità visiva: bianco, grigio e tanto nero.

Tuttavia, queste ambientazioni cromaticamente neutre, dalle linee rigide, sono “spaccate” da grandi bolle rosso fiamma, irregolari, che di volta in volta accolgono funzioni diverse. Negli open space e nelle doppie altezze, queste si rivelano come dei segni marcatori dell’office-scape, come elementi esplosivi e onirici.

LA DONNA DELL’ASTRATTISMO

PITTURA | CARLA ACCARDI

L’opera di Carla Accardi ha contribuito certamente all’affermazione dell’Astrattismo nella pittura italiana del dopoguerra. La sua esistenza si muove in un terreno eversivo e di rinnovamento perfino in campo sociale, attraverso l’adesione al femminismo.

Il lavoro della Accardi si articola in diversi segmenti, di cui vogliamo ricordare il più recente, avviato negli anni Ottanta: l’utilizzo della tela grezza lascia trapelare gli intrecci di larghi segni colorati, dove diverse stesure cromatiche si giustappongono creando campi energetici di differenti intensità. Tra sfondi saturi o “al naturale”, lungo sagome irregolari, flessuose e labirintiche, le relazioni cromatiche coinvolgono toni moto differenti, da quelli più accesi a quelli più soft e neutri. Le composizioni della Accardi non sono mai bidimensionali, ma ripensano il tema della profondità proprio attraverso il contrasto di colore.

ARCHITETTURE DIROMPENTI

ARCHITETTURA | RENZO PIANO

Negli anni ’70, il Beaubourg progettato da Renzo Piano e Richard Rogers si presentò come una frattura (visiva) profonda nel tessuto urbano di Parigi, coerente e omogeneo. Alcuni decenni più tardi, il complesso per uffici Central St. Giles, a Londra, provoca un effetto paesaggistico molto diverso. Dal punto di vista architettonico e urbanistico, la capitale britannica è discontinua, incostante, ma capace di assorbire prontamente tutti i tipi di “incidente”. Per questo motivo, il St. Giles appare meno dirompente, nonostante l’uso del colore sulle imponenti facciate dei corpi di fabbrica irrregolari.

Lo studio di Renzo Piano ha optato per tinte pressoché primarie (arancio, rosso, giallo e verde), a forte contrasto reciproco. Per stemperare il loro impatto nel grigio cielo londinese, è stato attribuito loro un lieve coefficiente di nerezza, cui si aggiunge il chiaroscuro delle finestrature.

NON SOLO COLORE

FASHION | MISSONI

Nel concepire i negozi di Missoni in giro per il mondo, la designer Patricia Urquiola ha deciso di assecondare l’identità del brand, famoso per gli intrecci cromatici delle maglie (e non solo). Anche la progettista italo-spagnola, nel cui lavoro il tema del colore è costantemente presente, ha desiderato lavorare sugli accostamenti di nuance molto sofisticate e insolite.

Tuttavia, non è solo il colore puro a caratterizzare i punti vendita Missoni. Come accade nei capi in tessuto o in tricot, entrano in gioco i materiali e i pattern geometrici, in una sinfonia visiva accogliente e “cordiale”. Pannelli rivestiti in coloratissimi zig-zag a effetto marmo venato, parquet al naturale, lampadari in rame e altri arredi laccati danno vita a un’armonia visiva che non soverchia affatto – anzi – l’immagine del prodotto moda.

QUADRI URBANI

STREET ART | UNTERHALTER + TRUHN

Più le condizioni di lavoro sono insolite, nel tessuto urbano, più rappresentano terreno fertile per Jessie Unterhalter e Katey Truhn. La facciata cieca di un edificio, una distesa di asfalto, l’intradosso di un tunnel o un muro irrisolto possono assumere una nuova espressività grazie all’intervento delle due giovani artiste attive principalmente a Baltimora, negli USA.

Il loro lessico, fondato su accostamenti di tinte molto sature e sull’uso esclusivo di geometrie astratte, strizza l’occhio alla pittura e alla grafica degli anni ’60 e ’70, con chiaro riferimento al mondo lisergico e all’Optical, ma anche, ancora più indietro, ai linguaggi del Bauhaus.

Energia e allegria caratterizzano le loro opere urbane – che possono raggiungere anche dimensioni ragguardevoli – in versione quadro o perfino tappeto, leggibili da vicino o dall’alto degli edifici.

MATRIMONIO CALEIDOSCOPICO

ARCHITETTURA | SHANGHAI

Un grande cubo bianco racchiude un cilindro coloratissimo in vetro. In sintesi, è la configurazione architettonica della nuova sala per matrimoni realizzata a Shanghai su progetto dello studio G+ Park. La scelta tipologica generale richiama la solennità di un antico palazzo reale.

Visto l’incremento di matrimoni che la Cina sta vivendo, è stata trovata una formula capace di tradurre in chiave visiva un momento ritenuto spettacolare e gioioso. Il cilindro vitreo semitrasparente è costituito da oltre 3000 tessere trapezoidali. Le 65 tonalità cromatiche sono disposte in base alle variazioni della luce diurna. L’abbraccio “barocco” della sala è messo in risalto dal disegno radiale del pavimento, bianco come il soffitto.

Luce e colore generano uno spazio dall’altissimo gradiente emozionale.

IL PADIGLIONE SEMITRASPARENTE

ARCHITETTURA | SHIFT A+U

Nel lontano 1990, Bernard Tschumi, reduce dal successo procuratogli dal parco della Villette a Parigi, progetta cinque padiglioni vetrati a Groningen, voluti dall’Amministrazione per celebrare i 950 anni della città olandese. Cinque volumi trasparenti in vetro che esprimono la visione decostruttivista dell’architetto.

Ma per gli artisti dello studio Shift A+U uno di essi ha rappresentato l’occasione per un’installazione cromatica. Il prisma inclinato di Horeplein è stato rivestito da pellicole colorate traslucide nelle hue CYM che, a seconda degli angoli visuali, generano tonalità RGB.

Percepibile sia da fuori che da dentro, il padiglione è in grado di alterare la percezione urbana in chiave dinamica, grazie a sovraimpressioni, ombre proiettate e geometrie sghembe. Il visitatore intrattiene con esso un rapporto di tipo immersivo, in un’esperienza visiva del tutto “anomala”.

FUCSIA ICONICO

DESIGN | KARIM RASHID

Karim Rashid, progettista “New York based”, ha reintrodotto nel mondo del design il filone radical-psichedelico sviluppatosi a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.

Le condizioni storico-culturali sono mutate… ma dopo tanto razionalismo e minimalismo, si ripropone un’iconografia acida, dirompente, coraggiosa, magari condita da inflessioni pop e da un organicismo tipico di questo inizio millennio.

Le creazioni di Rashid si caratterizzano da colori fluo e chimici, preferibilmente a contrasto con il bianco ottico. Il verde lime e il fucsia si contendono lo scettro della visibilità, ma è il secondo a esplodere con maggiore energia su arredi, grafiche e spazi interni.

Possiamo dire che il rosa shocking sia diventato il colore iconico del designer egizio-americano, come il rosso per gli abiti da sera di Valentino o il bianco per le architetture di Richard Maier.

SATURI, MA NON TROPPO…

FASHION | EMPORIO ARMANI

Nonostante il mondo estetico di Giorgio Armani sia improntato alle palette del grigio e del beige, le concessioni cromatiche non mancano, specialmente nelle proposte per l’estate. È il caso della collezione primavera/estate 2018 di Emporio Armani, la linea meno impegnativa destinata a un pubblico prevalentemente giovane.

Lo stilista milanese adotta delle tonalità vivaci, ma senza esagerazione. I rossi, i viola, i rosa e i verde-acqua appaiono come tali, ma presentano un leggero grado di desaturazione. Insomma, appaiono “morbidi”, rispettando l’immaginario che ha reso famoso Armani in oltre 40 anni. Dai giacchini da giorno, fino alle bluse da cocktail, il colore non appare mai aggressivo o dirompente, ma mantiene un livello garbato e sussurrato, capace di combinarsi con tante altre nuance.

STUDIARE CON ALLEGRIA

ARCHITETTURA | IVANHOE

La Ivanhoe Grammar School sorge in una zona periferica dell’omonima città australiana. Per l’impianto architettonico generale, lo studio McBride Charles Ryan ha optato per un corpo cilindrico uniforme e scuro, chiuso verso un contesto senza qualità.

In un punto della facciata, uno squarcio super-cromatico, che conduce a un cortile dalle forme sbalorditive: i prospetti che vi si affacciano sono asimmetrici e colorati con toni vivaci e contrastanti.

Quelle superfici arcobaleno traducono una visione serena e accogliente della didattica, ma formano anche la scena per l’aggregazione durante il tempo libero, secondo una tradizione tutta anglosassone.

Il color block è giocato su geometrie sghembe e dinamiche. Le colorazioni sono applicate su principalmente su lastre metalliche verniciate a polvere, che rivestono anche i soffitti dei porches.