LO SGABELLO PRINCIPESSA

FURNITURE | FUKSAS

Sissi è un nuovo prodotto nato dalla proficua collaborazione tra Studio Fuksas e Altreforme.

Lo sgabello, creato in concomitanza con il paravento Otto, ha una personalità ambivalente: a prima vista sembra una scultura ma ad uno sguardo più attento si percepisce la sua duplice natura di ragionata sovrapposizione di cinque elementi. Insomma, da opera puramente estetica diventa un set di cinque sedute. Sissi favorisce la socialità e, quando non necessaria, si trasforma in una scultura totemica ed accattivante attraverso un sapeinte gioco di incastri.

Gli inserti cromatici, a tinte forti e sature, rafforza la scultoreità asimmetrica sia del singolo oggetto che dell’intero sistema

Tutto all’insegna della sostenibilità. Sissi e Otto sono due prodotti ecologici, realizzati al 100% in alluminio: l’azienda lombarda adotta il concetto di filosofia green attraverso prodotti riciclabili ed ecocompatibili, realizzati con processi produttivi non inquinanti e a impatto zero.

 

The princess stool – Sissi is a new product born from the fruitful collaboration between Studio Fuksas and Altreforme.

The stool, created in conjunction with the Otto screen, has an ambivalent personality: at first sight it seems like a sculpture but upon closer inspection one perceives its dual nature of a thoughtful superposition of five elements. In short, from a purely aesthetic work it becomes a set of five seats. Sissi encourages sociability and, when not necessary, is transformed into a totemic and captivating sculpture through a clever play of joints.

The chromatic inserts, in strong and saturated colours, reinforce the asymmetric sculpturality of both the single object and the entire system

All in the name of sustainability. Sissi and Otto are two ecological products, made of 100% aluminium: the Lombard company adopts the concept of green philosophy through recyclable and eco-compatible products, made with non-polluting and zero-impact production processes.

IL SUONO DEI COLORI

PRODUCT | ISABELLA DEL GRANDI

In occasione della mostra “Icone, Voices of Design Made in Italy” curata dalla Galleria Rossana Orlandi, Isabella Del Grandi ha progettato Idol, nuovo prodotto iconico per Slalom, una scultura fonoassorbente nata con l’intento di oltrepassare i confini dell’acustica verso nuovi significati simbolici. La reinterpretazione di forme primitive dà vita a totem contemporanei, costituiti da un assemblaggio di geometrie non tradizionali in equilibrio tra loro.

La scultura acustica è il risultato della meticolosa ricerca dell’armonia tra colori e tessuti appartenenti a mondi opposti che, trasferita a scala umana, genera esperienze multisensoriali dinamiche e indeterminate. Ogni volume attiva un senso diverso, ogni geometria acquista un significato inaspettato; e così, attraverso la vista, il tatto e l’udito, si costruisce un idolo personale, un significato esperienziale, una figura immaginaria.

Ogni scultura è rifinita con feltri, velluti e tessuti made in Italy, etici e raffinati, appositamente selezionati per la mostra, così come la suggestiva palette di colori.

 

The sound of colors – On the occasion of the exhibition “Icons, Voices of Design Made in Italy” curated by the Rossana Orlandi Gallery, Isabella Del Grandi designed Idol, a new iconic product for Slalom, a sound-absorbing sculpture created with the intention of going beyond the boundaries of acoustics towards new symbolic meanings. The reinterpretation of primitive forms gives life to contemporary totems, made up of an assemblage of non-traditional geometries in balance with each other.

Acoustic sculpture is the result of the meticulous search for harmony between colors and fabrics belonging to opposite worlds which, when transferred to a human scale, generates dynamic and indeterminate multisensory experiences. Each volume activates a different sense, each geometry acquires an unexpected meaning; and so, through sight, touch and hearing, a personal idol is built, an experiential meaning, an imaginary figure.

Each sculpture is finished with ethical and refined felts, velvets and fabrics made in Italy, specially selected for the exhibition, as is the evocative color palette.

COLORE E CEMENTO

ARCHITECTURE | CHANDIGARH

Concepita nel 1951 come nuova capitale dello stato indiano del Punjab dopo la spartizione del 1947, Chandigarh incarna la filosofia e i principi progettuali di Le Corbusier e rappresenta la sintesi del rapporto tra architettura e pianificazione urbana.

Al suo centro si trova il Complesso del Campidoglio, dal carattere monumentale, costituito dai palazzi dirigenziali. Esso non solo riflette i famosi “cinque punti” di Corbu, ma racchiude anche gli ideali della Ville Radieuse e della Carta di Atene, concretizzando il suo approccio visionario alla progettazione urbana.

Gli aspetti morfologici e urbani si integrano con quelli linguistici, in una fusione unica nel suo genere. La vitalità espressiva del cemento armato dialoga con inserti cromatici elementari, quasi a voler reinterpretare la tradizione indiana e la crudezza del paesaggio.

Tra le pieghe delle strutture, improvvisi lampi di colore veicolano un mondo architettonico del tutto nuovo, rompendo i ritmi di facciate spazi complessi.

 

Color and cement – Conceived in 1951 as the new capital of the Indian state of Punjab after the partition of 1947, Chandigarh embodies the philosophy and design principles of Le Corbusier and represents the synthesis of the relationship between architecture and urban planning.

At its center is the Capitol Complex, with a monumental character, made up of the executive buildings. It not only reflects Corbu’s famous “five points”, but also encompasses the ideals of the Ville Radieuse and the Athens Charter, concretizing his visionary approach to urban design.

The morphological and urban aspects integrate with the linguistic ones, in a unique fusion of its kind. The expressive vitality of the reinforced concrete dialogues with elementary chromatic inserts, as if to reinterpret the Indian tradition and the rawness of the landscape.

Among the folds of the structures, sudden flashes of color convey a completely new architectural world, breaking the rhythms of complex facades and spaces.

PENSIERI DI LANA

Arte? Design? Artigianato? Decorazione? Non vogliamo incasellare il lavoro che João Bruno Videira (autodidatta, autodefinito “scultore tessile”) ha intrapreso nel 2006. Frutto di una manifattura paziente ed emozionale, i suoi pattern colorati sono lo specchio di un mondo intuitivo e interiore: «Filo dopo filo costruisco la mia storia. Il processo artistico è per me una forma di scoperta, di autoconsapevolezza, di rivelazione di quella che è la nostra stessa essenza. Ogni pezzo che creo è, quindi, un viaggio. Un viaggio interiore che attraversa i miei vissuti e le mie esperienze e si manifesta in forme e colori diversi.

La geometria, la natura, la vita stessa, è la mia guida come artista. Che si tratti di una linea lineare o organica, il risultato finale rivela sempre la mia estetica e il mio linguaggio».

È proprio la complessità concettuale dei suoi pattern ad attribuire loro una smisurata versatilità nel paesaggio domestico, con un ruolo che può spaziare dall’arte alla vita quotidiana.

 

Wool’s thoughts – Art? Design? Craftsmanship? Decoration? We don’t want to pigeonhole the work that João Bruno Videira (autodidact, self-defined “textile sculptor”) undertook in 2006. The result of patient and emotional manufacturing, his colorful patterns are the mirror of an intuitive and interior world: «Thread after thread I build my story. The artistic process is for me a form of discovery, of self-awareness, of revelation of what is our very essence. Every piece I create is, therefore, a journey. An inner journey that passes through my experiences and experiences and manifests itself in different shapes and colors.

Geometry, nature, life itself, is my guide as an artist. Whether it is a linear or organic line, the final result always reveals my aesthetic and my language».

It is precisely the conceptual complexity of his patterns that gives them an immeasurable versatility in the domestic landscape, with a role that can range from art to everyday life.

IL COLORE DEI SOLDI

ARCHITECTURE | EMMANUELLE MOUREAUX

La nuova filiale della Sugamo Shinkin Bank a Shimura è una sorta di manifesto dell’architettura di Emmanuelle Moureaux, progettista francese ma trapiantata in Giappone.

L’edificio occupa una posizione angolare e appare come una stratificazione di piani a effetto arcobaleno, sfalsati l’uno rispetto agli altri, con un esito visivo particolarmente dinamico.

La stessa progettista descrive l’intervento come «una pila di 12 strati colorati, che fa capolino dalla facciata per accogliere i visitatori. Entrando nell’edificio, tre lucernari ellittici inondano l’interno di una luce soffusa. Il soffitto è decorato con motivi a soffio di tarassaco che sembrano fluttuare e fluttuare nell’aria. Tre lunghi pozzi d’aria in vetro attraversano il primo e il secondo livello dell’edificio, inondando l’interno di luce naturale e “soffiando” aria attraverso di esso».

La vita dell’edificio prosegue anche di notte, quando l’illuminazione artificiale produce un’identità notturna davvero spettacolare.

 

The color of money – The new branch of the Sugamo Shinkin Bank in Shimura is a sort of manifesto of the architecture of Emmanuelle Moureaux, a French designer but transplanted to Japan.

The building occupies a corner position and appears as a stratification of rainbow-effect floors, staggered from each other, with a particularly dynamic visual outcome.

The designer herself describes the intervention as «a stack of 12 colored layers, which peeks out from the facade to welcome visitors. Upon entering the building, three elliptical skylights flood the interior with soft light. The ceiling is decorated with dandelion puff patterns that appear to float and float in the air. Three long glass air shafts span the first and second levels of the building, flooding the interior with natural light and “blowing” air through it.”

The life of the building continues even at night, when artificial lighting produces a truly spectacular nocturnal identity.

SACRO VIOLA

INTERIOR | BERLIN

Questa casa ha oramai 10 anni, ma non possiamo non recensirla, considerata la sua esteticità al di fuori del tempo.

Un ex complesso ecclesiastico monolitico diventa una casa sorprendentemente gioiosa: Joerg Koch, direttore della rivista tedesca 032c, si è insediato, assieme alla propria famiglia, in un’ala di una chiesa brutalista dismessa, situata nel centro di Berlino.

Oggi St. Agnes, costruita a metà degli anni ‘60, si è trasformata in uno spazio destinato “riunire persone che producono qualcosa di culturalmente rilevante, che si tratti di architettura, mostre, riviste o libri”.

Nello specifico, i Koch vivono in un appartamento che un tempo fungeva da canonica, dove hanno cercato di enfatizzare il contrasto tra vecchio e nuovo, conservatore e radicale, grezzo e raffinato. Questa giustapposizione è forse più evidente nel living room, dove una morbida moquette viola riveste pavimento e pareti, fino a incontrare un soffitto di cemento a vista.

La drammaticità e la sobrietà della stanza viola conferiscono alla casa un’aria di artistica sofisticatezza, ma allo stesso tempo di calore.

 

Sacred violet – This house is now 10 years old, but we cannot fail to review it, considering its timeless aesthetics.

A former monolithic ecclesiastical complex becomes a surprisingly joyful home: Joerg Koch, director of the German magazine 032c, has settled, together with his family, in a wing of a disused brutalist church, located in the center of Berlin.

Today St. Agnes, built in the mid-1960s, has transformed into a space intended “to bring together people who produce something culturally relevant, whether it be architecture, exhibitions, magazines or books”.

Specifically, the Kochs live in an apartment that once served as a rectory, where they sought to emphasize the contrast between old and new, conservative and radical, raw and refined. This juxtaposition is perhaps most evident in the living room, where a soft purple carpet covers the floor and walls, until it meets an exposed concrete ceiling.

The drama and sobriety of the purple room give the house an air of artistic sophistication, but at the same time warmth.

IL MAGO DELLA MATERIA E DEL COLORE

DESIGN | GAETANO PESCE

Se n’è andato con il botto finale. A pochi giorni dalla sua scomparsa, si è aperta a Milano, presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, una brevissima mostra sul suo lavoro, alla quale lui stesso aveva lavorato fino all’ultimo.

Uno dei designer/artisti più eretici del secondo dopoguerra ospitato proprio in un luogo contrario al suo mondo estetico, fatto di sperimentazione e visionarietà. Accanto a dipinti antichi, realizzati a olio, ingialliti dal tempo e dall’obsolescenza culturale, le sue resine coloratissime, enfatizzate dai giochi di controluce.

Gaetano Pesce, nato a La Spezia ma adottato da New York, rappresenterà sempre una figura unica nel suo genere e fondamentalmente senza epigoni: come tutti i veri artisti, anche se i suoi temi “progettuali” sono sempre derivati dalla sfera del design.

Crediamo che, in tempi non sospetti, abbia spianato la strada alla generazione 2K dei designer, che però si sta involvendo in un formalismo utile solo a “bucare” i social.

 

The magician of matter and color – He left with a final bang. A few days after his death, a very short exhibition on his work opened in Milan, at the Veneranda Biblioteca Ambrosiana, on which he himself had worked until the end.

One of the most heretical designers/artists of the post-war period hosted in a place contrary to his aesthetic world, made up of experimentation and visionaryness. Alongside ancient paintings, made in oil, yellowed by time and cultural obsolescence, his colorful resins, emphasized by the play of backlight.

Gaetano Pesce, born in La Spezia but adopted by New York, will always represent a unique figure in his genre and fundamentally without imitators: like all true artists, even if his “design” themes have always derived from the sphere of design.

We believe that, in unsuspecting times, he paved the way for the 2K generation of designers, which however is evolving into a formalism useful only for “piercing” social media.

UN CONTRASTO INAUDITO

INTERIOR | BURR

In questo recente progetto, Burr Studio ha implementato una serie di soluzioni di dettaglio per trasformare un ex ufficio in una casa. Contraddistinti dalla loro materialità – legnosa o metallica – i nuovi oggetti riempiono aperture e spazi, appesi a muri portanti o appoggiati su superfici dure, creando una gerarchia visiva e definendo le diverse zone di questo appartamento a Madrid.

Ma il nostro interesse, ovviamente, ricade sulle scelte cromatiche, che stavolta appaiono davvero sorprendenti. L’involucro rimane bianco, quasi a fare da sfondo alle nuove presenze di organizzazione dello spazio. Qui rileviamo un accostamento tra due colori prima inimmaginabile: il blu chiaro, applicato alle superfici metalliche, e l’ocra, ottenuto lasciando a vista il materiale delle opere lignee.

Un match audace, tutt’altro che scontato, che conferma l’infinita libertà in cui si muovono i linguaggi contemporanei.

 

An unhead of contrast – In this recent project, Burr Studio implemented a series of detail solutions to transform a former office into a home. Distinguished by their materiality – woody or metallic – the new objects fill openings and spaces, hanging from load-bearing walls or resting on hard surfaces, creating a visual hierarchy and defining the different areas of this apartment in Madrid.

But our interest, obviously, falls on the color choices, which this time appear truly surprising. The casing remains white, almost as a backdrop to the new presences of organization of the space. Here we note a previously unimaginable combination between two colours: light blue, applied to metal surfaces, and ocher, obtained by leaving the material of the wooden works visible.

A bold match, anything but predictable, which confirms the infinite freedom in which contemporary languages move.

A SCUOLA DI IDENTITÀ

ARCHITECTURE | WUYANG ARCHITECTURE

La Fengpu Elementary School si trova sul lato ovest della Fengxian New City, un sobborgo di Shanghai.

Il complesso architettonico si presenta come un aggregato di volumi regolari ma incoerenti, con una forte contrapposizione tra interno (la corte con distribuzione a ballatoio) ed esterno, ovvero gli affacci frastagliati su un contesto morfologicamente debole.

Le facciate sono ripartite in rettangoli di larghezza variabile tinteggiati con differenti tonalità nel range beige-terracotta-bordeaux.

Questa soluzione crea una nuova identità per la nuova area urbana in trasformazione. Da un lato, riconduce a unità un manufatto architettonico assai disarticolato, in cui interno ed esterno intrattengono una relazione complessa. Dall’altro, impone visivamente l’organismo nei confronti di un paesaggio rarefatto, disgregato e privo di emergenze di pregio.

 

At identity school – Fengpu Elementary School is located on the west side of Fengxian New City, a suburb of Shanghai.

The architectural complex presents itself as an aggregate of regular but inconsistent volumes, with a strong contrast between the interior (the courtyard with a gallery distribution) and the exterior, i.e. the jagged views on a morphologically weak context.

The facades are divided into rectangles of variable width painted with different shades in the beige-terracotta-burgundy range.

This solution creates a new identity for the new urban area in transformation. On the one hand, it brings unity to a very disjointed architectural artefact, in which interior and exterior maintain a complex relationship. On the other hand, it visually imposes the organism on a rarefied, disintegrated landscape devoid of valuable emergencies.

BIANCO CONTAMINATO

INTERIOR | KALININGRAD

Il bianco e il nero non esistono allo stato puro: il nero può solo schiarirsi sotto l’effetto della luce e il bianco, al contrario, non può che risentire delle ombre circostanti.

Quest’ultimo caso è esemplificato da questo bar di Kaliningrad, città nell’exclave russa tra Polonia e Lituania.

Attraverso un linguaggio contemporaneo e per nulla vernacolare, i progettisti hanno cercato di ricreare un’atmosfera glaciale e fiabesca tipica dei paesaggi affacciati sul Baltico. Essi hanno puntato sul bianco, ma senza preoccuparsi di ottenere l’omogeneità. Ogni tipo di bianco è generato da materiali diversi: laterizio a coste, tronchi naturali, tessuti e tante altre verniciature dello stesso tipo. L’immagine di Vetvi Gastrobar è il risultato della somma di tanti effetti micro-chiaroscurali, contraddetti solo dal legno dei tavolini, in un generale mood gessoso.

Il tema del bianco viene affrontato non come un valore assoluto ma come un gioco di contaminazioni.

 

Contaminated white – Black and white do not exist in a pure state: black can only lighten under the effect of light and white, on the contrary, can only be affected by the surrounding shadows.

The latter case is exemplified by this bar in Kaliningrad, a city in the Russian exclave between Poland and Lithuania.

Through a contemporary and not at all vernacular language, the designers tried to recreate a glacial and fairy-tale atmosphere typical of the landscapes overlooking the Baltic. They focused on white, but without worrying about achieving homogeneity. Each type of white is generated by different materials: ribbed brick, natural logs, fabrics and many other paint finishes of the same type. The image of Vetvi Gastrobar is the result of the sum of many micro-chiaroscuro effects, contradicted only by the wood of the tables, in a general chalky mood.

The theme of white is approached not as an absolute value but as a game of contaminations.