SPAZIO ROBOTICO

INTERIOR | UR BUREAU

In una località non ancora precisata, Rustem Urazmetov, titolare di UR Bureau, ha disegnato un appartamento davvero singolare. Insieme al suo team, ha ideato un interno bianco minimalista, animato da sfumature di colori brillanti che si intrecciano in ogni stanza.

Urazmetov ha utilizzato una sequenza continua di sfumature di verde, turchese, blu e viola per collegare diversi accenti cromatici presenti all’interno di ogni singola stanza. Il flusso regolare di toni vibranti è supportato dalla forma aerodinamica dei mobili e dalle variazioni geometriche delle pareti. In alcune aree, come i bagni, un solo colore caratterizza l’intero locale.

L’architetto concepisce il paesaggio domestico in chiave still-life, dal sapore un po’ asettico e un po’ avveniristico, dove ogni gradient occupa un preciso ruolo percettivo e prospettico. Egli persegue un equilibrio tra le parti trattando a pari merito arredi e superfici.

 

Robotic space – In an as yet unspecified location, Rustem Urazmetov, owner of UR Bureau, has designed a truly singular apartment. Together with his team, he came up with a minimalist white interior, enlivened by shades of bright colors that intertwine in every room.

Urazmetov used a continuous sequence of shades of green, turquoise, blue and purple to connect different color accents present within each individual room. The smooth flow of vibrant tones is supported by the streamlined shape of the furniture and the geometric variations of the walls. In some areas, such as bathrooms, a single color fills the entire room.

The architect conceives the domestic landscape in a still-life key, with a somewhat aseptic and somewhat futuristic flavor, where each gradient occupies a precise perceptive and perspective role. He pursues a balance between the parties by treating furnishings and surfaces on an equal footing.

L’ANELLO DI FUOCO

ARCHITECTURE | CHENGDU

Chengdu, metropoli cinese dalla forte vocazione finanziaria e commerciale, può essere considerata la capitale mondiale dei ponti pedonali.

Il Jiaozi Ring è il primo cavalcavia con funzioni multiple nel paese del Dragone. Inaugurato nel 2021, caratterizza il distretto delle Tianfu Twin Towers sia di giorno (grazie al colore rosso fiamma tipico della tradizione cinese) sia di notte (per lo spettacolo di luci).

Il ponte paesaggistico, destinato a pedoni e ciclisti, ha un diametro interno di 90 metri e un diametro esterno di 110 metri. Si colloca, a mo’ di raccordo anulare, a cavallo di un incrocio particolarmente complesso e nevralgico. Sul pavimento, la fascia in cemento blu è destinata ai ciclisti.

Il Jiaozi Ring è avvolto da una struttura reticolare dalle forme fluide e flessuose. Oltre a generare uno spettacolo di luci, costituisce un ottimo punto di osservazione rispetto ai grattacieli circostanti.

 

The fire ring – Chengdu, a Chinese metropolis with a strong financial and commercial vocation, can be considered the world capital of pedestrian bridges.

Jiaozi Ring is the first overpass with multiple functions in the country of Dragon. Inaugurated in 2021, it characterizes the Tianfu Twin Towers district both during the day (thanks to the flame red color typical of the Chinese tradition) and at night (due to the light show).

The landscaped bridge, intended for pedestrians and cyclists, has an internal diameter of 90 meters and an external diameter of 110 meters. It is located, like a ring jonction, straddling a particularly complex and crucial road intersection. On the floor, the blue concrete band is intended for cyclists.

The Jiaozi Ring is wrapped in a reticular structure with fluid and supple shapes. In addition to generating a light show, it is an excellent observation point with respect to the surrounding skyscrapers.

MASSIMALISMO SELVAGGIO

FASHION | KANSAI YAMAMOTO

Fuori dalle regole e dai ritmi del fashion system, Kansai Yamamoto ha operato sempre all’insegna della libertà espressiva e della fantasia pura. La sua attività ha segnato l’evoluzione della moda tra gli anni ’70 e ’90, in un contesto – il Giappone – e in un periodo fortemente inclini alla sperimentazione.

Il suo linguaggio si impernia su una figurazione stilizzata, mentre il suo immaginario esplosivo oscilla in senso circolare tra il pop occidentale, i manga nipponici e la tradizione folk. Per questo i suoi abiti non possono che essere inondati da colori accesi, a contrato, senza precisi codici tonali. Difatti le creazioni di Kansai – si firmava semplicemente con il nome di battesimo – si ispirano al concetto di “basara” (“massimalismo selvaggio).

Possiamo affermare che abbia codificato ante-litteram il filone Pop della moda, in netto anticipo sui tempi rispetto a moltissimi colleghi, costruendo un mondo estetico realmente e organicamente “popolare”.

 

Wild maximalism – Outside the rules and rhythms of the fashion system, Kansai Yamamoto has always worked under the banner of freedom of expression and pure imagination. Her activity marked the evolution of fashion between the 70s and 90s, in a context – Japan – and in a period strongly prone to experimentation.

Her language hinges on a stylized figuration, while her explosive imagery oscillates in a circular sense between Western pop, Japanese manga and folk tradition. For this reason, her clothes can only be flooded with bright, contrasting colours, without precise tonal codes. In fact, Kansai’s creations – she signed herself simply with her first name – are inspired by the concept of “basara” (“wild maximalism”).

We can say that he codified the Pop trend of fashion ante-litteram, well ahead of the times compared to many colleagues, building a truly and organically “popular” aesthetic world.

OPTICAL FUNZIONALISTA

ART | ENMANUEL MASTROIANNI

Oramai la distanza tra arte contemporanea e progettazione digitale è pari a zero. Lo dimostra anche il lavoro di Enmanuel Mastroianni, che contamina la creazione architettonica con quella del manufatto artistico.

Ma non solo. In Plano Virtual l’artista (venezuelano, classe 1990) si avvicina alle esperienze dell’Arte Programmata e Cinetica, ovvero dell’avanguardia degli anni ’60. Innanzitutto quest’opera, un po’ come tutta la produzione di Mastroianni, si pone a crinale tra scultura e arredo: il gioco di sporgenze e rientranze suggerisce una sue funzionalizzazione, come se fosse un room divider.

Il manufatto è costituito da decine di tubolari in verro e da lastre in acrilico. La verniciatura dei tondini in rosa shocking, accostato alle tinte esplosive dei pannelli trasparenti, determina un effetto assai audace, frutto anch’esso di un’espressività pienamente digitale.

 

Optical functionalist – By now the distance between contemporary art and digital design is zero. This is also demonstrated by the work of Enmanuel Mastroianni, who contaminates architectural creation with that of the artefact.

But not only. In Plano Virtual the artist (Venezuelan, born in 1990) approaches the experiences of Programmed and Kinetic Art, or the avant-garde of the 60s. First of all this work, a bit like all of Mastroianni’s production, is placed on the ridge between sculpture and furniture: the play of protrusions and recesses suggests its functionalization, as if it were a room divider.

The artifact is made up of dozens of boar tubes and acrylic plates. The painting of the rods in shocking pink, combined with the explosive colors of the transparent panels, determines a very bold effect, also the result of a fully digital expressiveness.

RITMO, UNIFORMITÀ E VARIAZIONE

PAINTING | STANLEY WHITNEY

Fra le esposizioni collaterali alla recente Biennale di Venezia, ricordiamo quella dedicata a Stanley Whitney.

Nell’opera dell’ artista americano (ma trapiantato in Italia) il colore diventa ritmo. Egli si esprime costantemente attraverso bande geometriche e abbinamenti cromatici. Oramai le sue griglie, che ricorrono in quasi tutti i suoi lavori, sono un gesto oramai automatico e spontaneo. Nasce così uno spartito visivo in cui le tinte si susseguono in chiave intuitiva, come in un componimento della musica barocca. Al primo colpo le sue superfici appaiono razionali e schematiche, ma è il colore, in tutte le sue variazioni contrappuntistiche, a rivelare una forte gestualità.

Le opere di Whitney sono un esempio di forte identità visiva declinata in base alla variabilità della materia cromatica e della pennellata, veri elementi emozionali.

 

Rhythm, uniformity and variation – Among the collateral exhibitions at the recent Biennale di Venezia, we recall the one dedicated to Stanley Whitney.

In the work of the American artist (but transplanted in Italy) color becomes rhythm. He constantly expresses himself through geometric bands and color combinations. By now his grids, which recur in almost all of his works, are now an automatic and spontaneous gesture. Thus was born a visual score in which the colors follow one another in an intuitive key, as in a composition of Baroque music. At first glance, his surfaces appear rational and schematic, but it is the colour, in all its contrapuntal variations, that reveals a strong gesture.

Whitney’s works are an example of a strong visual identity declined on the basis of the variability of the chromatic material and the brushstroke, true emotional elements.

IMPRONTE SULLA MATERIA

CERAMICS | COBALT & KIN

Formatasi come incisore al Sydney College of the Arts, Chrystie Longworth è stata poi ossessionata dall’argilla, tanto da esplorarne, negli ultimi 15 anni, le sue infinite possibilità.

Il suo marchio Cobalt & Kin è stato forgiato con il mantra “Treasures Worth Keeping”, dove tutti i pezzi sono intrisi di una sensazione di fatto a mano.

Non interessata a competere con la “perfezione” degli oggetti realizzati a macchina, Chrystie è più interessata ai piccoli dettagli che fanno cantare davvero un manufatto.

Anche la collezione di stoviglie proposta di recente rivela questo approccio all’artigianato. Per la realizzazione di piatti, vassoi e ciotole la designer ha rinunciato a ogni strumento meccanico, tornio in primis. Il suo codice espressivo risiede proprio nella irregolarità e nella varietà cromatica, amplificata dalle impronte dei polpastrelli che fanno vibrare la materia.

 

Fingerprints on material – Trained as an engraver at the Sydney College of the Arts, Chrystie Longworth has since become obsessed with clay, so much so that she has been exploring its infinite possibilities over the past 15 years.

Her brand Cobalt & Kin has been forged with the “Treasures Worth Keeping” mantra, where all her pieces are infused with a handmade feel.

Not interested in competing with the “perfection” of machine-crafted objects, Chrystie is more interested in the little details that really make an artifact sing.

The recently proposed tableware collection also reveals this approach to craftsmanship. For the creation of plates, trays and bowls, the designer has renounced any mechanical tool, especially the lathe. Her expressive code lies precisely in the irregularity and chromatic variety, amplified by the imprints of the fingertips that make the material vibrate.