UN BLU CHIAMATO ELETTRICO

TREND | SPECIAL COLOURS

Nonostante il susseguirsi dei colori di tendenza, il blu elettrico continua a risultare vincente e apprezzatissimo nel mondo del design. Insomma, sempre attuale.

In voga già nell’ultima decade del XIX secolo, prende il nome dal bagliore di aria ionizzata prodotto da scariche elettriche; in particolare, è il risultato dell’emissione spettrale di atomi di ossigeno e azoto presenti nell’aria, ionizzati ed eccitati, che ricadono sugli stati non eccitati.

Sublimato nell’arte (e anche brevettato) da Yves Klein negli anni ’50 del secolo scorso, è tutt’oggi presente nella decorazione degli interni (sia classici che contemporanei), nella caratterizzazione delle facciate e nella personalizzazione dei prodotti di ogni tipo.
È l’unico colore psichedelico a non apparire estremo, tanto da costituire la gradazione usata per lo sfondo della bandiera dell’Europa.

Dal 1976 è stato anche il tono della bandiera francese (poiché visivamente incisivo con l’introduzione della tv a colori), riportato nel 2020 dal presidente Macron alla nuance adottata ai tempi della Rivoluzione.

 

A blue called Electric – Despite the succession of trendy colors, electric blue continues to be winner and highly appreciated in the world of design. In short, always current.

In vogue since the last decade of the nineteenth century, it takes its name from the glow of ionized air produced by electrical discharges; in particular, it is the result of the spectral emission of oxygen and nitrogen atoms present in the air, ionized and excited, which fall on the non-excited states.

Sublimated in art (and also patented) by Yves Klein in the 1950s, it is still present today in interior decoration (both classic and contemporary), in the characterization of facades and in the customization of products of all kinds.

It is the only psychedelic color that does not appear extreme, so much so that it constitutes the gradation used for the background of the European flag.

Since 1976 it has also been the tone of the French flag (as it is visually incisive with the introduction of color TV), brought back in 2020 by President Macron to the nuance adopted at the time of the Revolution.

IL MARE MINERALE

PUBLIC ART | CHICAGO

Il movimento è il principio alla base di “Atmospheric Wave Wall”, progettata appositamente dallo studio Olafur Eliasson per Willis Tower, a Chicago. L’opera copre la parete con un motivo di piastrelle metalliche basato sulla tassellatura di Penrose, un modello messo a punto dal matematico e fisico Sir Roger Penrose negli anni ’70 nel campo della fisica quantistica.

Ogni piastrella concava è un frammento della superficie interna di una sfera. I toni principali utilizzati nell’opera – blu, verde intenso e bianco – ricordano le superfici del vicino lago Michigan e del fiume Chicago.

La valenza cinetica della superficie risiede nei flussi umani e ambientali dell’intorno. Visto da determinate angolazioni, il pattern rivela un vortice che sembra torcersi e accelerare a seconda dei movimenti degli spettatori. L’acciaio smaltato cattura dolcemente la luce del sole e le ombre al variare delle ore del giorno e della notte, quando l’opera, retroilluminata, emette lampi di luce attraverso gli interstizi tra le piastrelle.

 

Mineral sea – Movement is the principle behind the “Atmospheric Wave Wall”, expressly designed by the Olafur Eliasson studio for Willis Tower in Chicago. The work covers the wall with a metallic tile pattern based on Penrose tessellation, a model developed by the mathematician and physicist Sir Roger Penrose in the 1970s in the field of quantum physics.

Each concave tile is a fragment of the inner surface of a sphere. The main tones used in the work – blue, deep green and white – are reminiscent of the surfaces of nearby Lake Michigan and the Chicago River.

The kinetic value of the surface lies in the human and environmental flows around it. Seen from certain angles, the pattern reveals a vortex that appears to twist and accelerate as the viewers move. The enamelled steel softly captures the sunlight and shadows as the hours of the day and night change, when the backlit work emits flashes of light through the interstices between the tiles.

L’ASTRONAVE DI BELLEZZA

INTERIOR | BEIJING

IS Architecture and Design ha creato un parrucchiere e una spa cosmetica a Pechino con interni color avocado ispirati al design dell’era spaziale.

Ego Hair Salon è stato progettato per avere un’atmosfera futuristica e allo stesso tempo abbracciare visivamente la natura circostante.

Difatti lo studio ha tratto ispirazione dal fogliame degli alberi circostanti nella scelta del verde avocado brillante, usato per coprire sia le pareti che le altre superfici. La tinteggiatura è stata applicata su un intonaco a grana grossa, che aggiunge morbidezza all’interno della “navetta spaziale”.

Lo stile futuristico coinvolge anche l’arredo, a partire dal bancone della reception curvo rifinito nella stessa tinta avocado, dalle lampade mushroom e dalla una grande plafoniera a cupola definita dai progettisti come un “sole acrilico artificiale”.

Le sale per trattamenti private utilizzano una tavolozza di colori ocra per differenziarle dallo spazio generale del salone, fra cui spicca il color arancio dei divani.

 

Beauty spaceship – IS Architecture and Design created a hair salon and cosmetic spa in Beijing with avocado green interiors inspired by space age design.

Ego Hair Salon was designed to have a futuristic vibe and at the same time visually embrace the surrounding nature.

In fact, the studio drew inspiration from the foliage of the surrounding trees in the choice of bright green, used to cover both the walls and other surfaces. The paint was applied to a coarse-grained plaster, which adds softness to the interior of the “space shuttle”.

The futuristic style also involves the furnishings, starting with the curved reception counter finished in the same tint, the mushroom lamps and a large domed ceiling light defined by the designers as an “artificial acrylic sun”.

The private treatment rooms use an ocher color palette to differentiate them from the overall salon space, among which the orange color of the sofas stands out.

ESPORRE IL COLORE

ARCHITECTURE | GRONINGER MUSEUM

La nuova sede del Museo di Groningen, nei Paesi Bassi, rappresenta una delle opere architettoniche più note di Alessandro Mendini, specialmente nel contesto internazionale. Inaugurata nel 1994, costituisce un esempio di museografia postmoderna: lo spazio espositivo come luogo di intrattenimento e di esperienza collettiva, al di là delle opere in esso contenute.

Possiamo dire che questo complesso, che forma una vera e propria isola artificiale lungo il Verbindingskanaal, ha anticipato la generazione attuale degli edifici pubblici ad alta carica cromatica, tanto sulle facciate quanto negli spazi interni.

Tinte unite sono alternate ai pattern a mosaico o stampati su laminato. Il booklet cromatico è assai esteso, molto contrastato, e vede abbinati colori squillanti e nuance pastello.

Insomma, è un museo che espone sé stesso, diventando momento di aggregazione sociale e urbana.

 

Expose the color – The new seat of the Museum of Groningen, in the Netherlands, represents one of Alessandro Mendini’s best-known architectural works, especially in the international context. Inaugurated in 1994, it is an example of postmodern museography: the exhibition space as a place of entertainment and collective experience, beyond the works it contains.

We can say that this complex, which forms a real artificial island along the Verbindingskanaal, anticipated the current generation of highly chromatic public buildings, both on the facades and in the interior spaces.

Solid colors alternate with mosaic patterns or printed on laminate. The chromatic booklet is very extensive, very contrasted, and combines bright colors and pastel shades.

In short, it is a museum that exhibits itself, becoming a moment of social and urban aggregation.

ROSSO, BIANCO, E NON SOLO…

VISUAL IDENTITY | TENUTA BRICCO SAN GIORGIO

Per un grafico, una delle sfide più ardue è sicuramente il progetto delle etichette per le bottiglie di vino, poiché deve mediare tra un immaginario popolare piuttosto consolidato (e comunque conservatore) e la contemporaneità.

quella sfida è superata brillantemente dal designer Marco Barbero, che di recente ha messo a punto l’immagine grafica dei vini della Tenuta Bricco San Giorgio. L’azienda astigiana si avvale ora di uno strumento visivo particolarmente elegante, capace di coniugare l’identità il gusto con un linguaggio moderno e accattivante, comunque interprete di una qualità indiscutibile.

Per ogni etichetta, Barbero adotta griglie geometriche simili fra loro, però associate a specifiche palette di colori: tinte fredde per i vini bianchi, tinte calde per i rossi. Il pattern è completato da dettagli dorati, che richiama il legame del prodotto con la nobile tradizione del territorio.

 

Red, white, and more… – For a graphic designer, one of the most difficult challenges is certainly the design of labels for wine bottles, since it must mediate between a rather consolidated (and in any case conservative) popular imagination and contemporaneity.

That challenge is brilliantly overcome by designer Marco Barbero, who recently fine-tuned the graphic image of the wines of the Bricco San Giorgio estate. The Asti-based company now uses a particularly elegant visual tool, capable of combining identity and taste with a modern and captivating language, however the interpreter of an indisputable quality.

For each label, Barbero adopts similar geometric grids, but associated with specific color palettes: cold colors for white wines, warm colors for reds. The pattern is completed by golden details, which recalls the link of the product with the noble tradition of the area.

PERLINE COME PIXEL

JEWEL | YAWANAWÁ

Questi braccialetti realizzati a mano dalle donne della tribù Yawanawá ad Acri, in Brasile, sono un’incredibile opera di artigianato e abilità. Ogni modello presenta disegni geometrici a carattere cosmologico.

Gli Yawanawá sono insediati nel cuore della foresta amazzonica e traducono in questi piccoli manufatti l’estetica di un luogo magico, impervio, dove la natura regala suggestioni cromatiche uniche al mondo.

Migliaia di minuscole perline in pasta di vetro, assemblate su appositi telai, compongono questi polsini unisex. Ogni pezzo è diverso dall’altro, ma sono tutti accomunati dalle splendide (e infinite) combinazioni tra geometria e colore: numerose tinte a contrasto, ma anche giochi di gradazioni.

Nonostante rappresentino artefatti tipicamente indigeni, questi braccialetti sono esportati in tutto il mondo, a conferma della veloce produttività di questo nucleo etnico.

 

Beads as pixels – These bracelets handcrafted by the women of the Yawanawá tribe in Acre, Brazil, are an incredible work of craftsmanship and skill. Each model features geometric designs with a cosmological character.

The Yawanawá have settled in the heart of the Amazon rainforest and translate the aesthetics of a magical, impervious place into these small artifacts, where nature offers unique chromatic suggestions in the world.

Thousands of tiny glass paste beads, assembled on special frames, make up these unisex cuffs. Each piece is different from the other, but they all share the splendid (and infinite) combinations of geometry and color: numerous contrasting colors, but also plays of gradations.

Despite representing typically indigenous artifacts, these bracelets are exported all over the world, confirming the fast productivity of this ethnic nucleus.