IL PRISMA ESAGONALE

FURNITURE | DERLOT

Effettivamente non è la prima volta che parliamo del lavoro di Alexander Lotersztain, valente designer australiano, poiché rappresenta una figura professionale e creativa di grande interesse, specie in un contesto geografico assai debole sul fronte del design.

Ora la nostra attenzione si focalizza su Prisma, il sistema di sedute imbottite appartenenti a Derlot, il marchio attraverso cui lo stesso designer si autoproduce.

È un “programma” di moduli studiato per gli spazi terziari e caratterizzato da una versatilità estrema sul fronte dell’aggregazione dei singoli elementi, nonostante la loro apparente asimmetria e variabilità geometrica (incastri a spigolo, schienali di varia altezza e tavolini supplementari di vario tipo). La composizione (tendenzialmente infinita) avviene secondo un pattern esagonale.

Per quel che riguarda il rivestimento tessile, il catalogo prevede una vastissima disponibilità di tinte vivaci, soft e neutre, a conferma della versatilità del sistema.

VORTICI DI COLORE

FURNITURE | CC TAPIS

La CC Tapis vanta un’alta riconoscibilità nel campo del design del tappeto. L’identità dei suoi prodotti scaturisce da un elevato profilo manifatturiero associato al gusto contemporaneo. Ovvero dal filo diretto tra Milano, dove l’azienda ha sede, e il Nepal, dove i tappeti vengono annodati secondo un sapere artigianale tramandato nei secoli.

Una personalità “grafica” molto forte contraddistingue anche Slinkie, modello in tre versioni disegnato da Patricia Urquiola. Una goccia compie un percorso sinuoso creando un mirabolante gioco di sovraimpressioni. La stessa designer lo definisce come «un susseguirsi di evoluzioni cromatiche sviluppate in un universo composito di forme organiche. Un disegno digitale che consente a ogni tappeto di mostrare un’evoluzione di diverse lane, delineando molteplici associazioni cromatiche…».

Proprio queste ultime rinviano ad una palette molto estesa, seppur coerente, composta da decine di nuance collegate al blu o al rosso.

DA ROSSA A MULTICOLOR

ARCHITETTURA | IOSA GHINI ASSOCIATI

Situato a Dmitrovskoe Shosse, a nord-est di Mosca, questo nuovo complesso residenziale conta 47 edifici multipiano distribuiti intorno a due corti comuni. Il concept, affidato allo studio italiano Iosa Ghini, conferisce alla monotonia della periferia russa tratti più distintivi e “umanizzati” mediante l’uso del colore come elemento paesaggistico.

La sfida principale è consistita nel massimizzare la resa estetica dei rivestimenti colorati in fibrocemento, medianti i quali è stato possibile plasmare l’identità delle singole unità edilizie e degli ingressi.

La soluzione grafico-cromatica è riconducibile a un gioco di macro-pixel disposti asimmetricamente, in conflitto con il ritmo regolare delle facciate. Ciascuna torre è identificata con una singola tinta, declinata in varie nuance, criterio adottato sia verso la corte che verso l’esterno. Il ventaglio cromatico comprende tutti i tipi di tinta, dal giallo all’azzurro, dal verde al rosso.

HOUSE-BLOCK

INTERIOR | DECORAZIONE

Il ruolo del colore, nella cultura del progetto, ha vissuto vicende alterne. Nella contemporaneità vi si è riaffacciato come importante tema di decorazione, capace di personalizzare e di reinterpretare uno spazio in modo talvolta sovversivo.

L’applicazione del colore è strettamente associato alla superficie, ovvero a un’entità bidimensionale. Ma la somma di piani genera uno spazio, approdando a una condizione 3D. L’ambiente interno si rivela così un vero e proprio color block, al quale partecipano sia tinte unite che pattern. Esso annulla la contrapposizione gestaltica tra figura (gli oggetti, l’arredo, gli elementi decorativi e le presenze artistiche) e sfondo (le pareti).

Oggi lo studio cromatico di uno spazio interno va affrontato in senso unitario, dove le parti concorrono a pari merito e con pari valore, come se si trattasse di una composizione pittorica.

COLORI CONTRO IL VIRUS

ART | LOUIS VUITTON

Nell’emergenza globale legata alla diffusione del Covid-19, anche il mondo della moda ha dato dei contributi economici e di pensiero.

Da qualche settimana il beige del paesaggio parigino è “spaccato” da una coloratissima installazione pittorica di Steven Burke. Committente è la maison Louis Vuitton che, rinnovando la propria collaborazione con il mondo dell’arte, ha voluto lanciare un messaggio di speranza attraverso le 14 vetrine del proprio headquarter, a un passo dal Pont Neuf.

L’artista dalla mano naïf ha intitolato l’installazione “Nine Colors, Nine Eyes e Nine Hearts”, che occupa una superficie totale di ben 280 metri quadrati. E dichiara su Instagram l’intento di «rallegrare la vita quotidiana dei passanti. Nove colori, nove occhi e nove cuori, l’idea di questo affresco è quella di offrire un paesaggio colorato, punteggiato da mani fisicamente separate ma collegate tra loro da onde positive. Una sorta di gigantesca cartolina che ci collega gli uni agli altri».

IGIENE IN TECHNICOLOR

BATHROOM | VINTAGE

Il design dell’ambiente bagno ha vissuto varie fasi di trasformazione. La prima, dal carattere rivoluzionario, è coincisa con il periodo a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, quando andarono ad affermarsi nuovi stili di vita e nuove concezioni di spazio abitativo.

Una visione pop, dinamitarda e psichedelica entra nella stanza più privata della casa, quasi questa diventasse un luogo d’immagine e di intrattenimento. Grafiche impetuose, colori vitaminici e materiali inconsueti vanno ad avvolgere pareti, sanitari e arredi. L’uso del colore è praticato tanto dell’interior design – anche nell’accezione più decorativa – quanto dall’industria della ceramica, che inizia a immettere sul mercato accessori rosa, versi, blu e gialli.

La stanza da bagno si trasforma così in un luogo equivalente al resto della casa, ma mentre in cucina, soggiorno e camera si sperimentano anche soluzioni organizzative più fluide e razionali (modularità, impilaggio, ecc.), qui l’innovazione resta soprattutto sul piano formale ed espressivo, lasciando inalterata la sua tecnicità.