YELLOW IN PROGRESS

RETAIL | CALVIN KLEIN

In tutta onestà, non sappiamo se questo flaghipstore di Calvin Klein esiste ancora dopo la fuoriuscita di Raf Simons (che ne volle fortemente il restyling) dalla direzione creativa del marchio e dal riposizionamento di quest’ultimo. In ogni caso, si tratta di un lavoro molto interessante, che vide la collaborazione tra lo stesso Simons, il designer John Pawson (che ne disegnò il progetto iniziale) e l’artista Sterling Ruby, che ne curò un rimaneggiamento nelle forme di un’installazione.

Nel risultato finale, la boutique si presenta(va) come uno spazio totalmente giallo limone, che esplode(va) dal grigio marmoreo dell’edificio. Da minimalismo delle collezioni, si passa a un ambiente energetico, massimalista, capace di generare un’esperienza immersiva.

Al di là della scelta cromatica totalizzante, i dettagli del negozio sono riconducibili al tema del cambiamento e del work in progress così come si esprime nel contesto urbano, a partire dall’uso delle impalcature.

BIOCOLORE

ARCHITETTURA | PANAMA

È sicuramente una delle opere meno conosciute di Frank Gehry nonché il primo edificio progettato dall’ architetto statunitense in America Latina. Il Biomuseo (ovvero il Museo della Biodiversità), inaugurato nel 2014, rappresenta la porta di accesso a nuove conoscenze sulla storia naturale dell’istmo di Panama.

La struttura è situata allo sbocco meridionale del celebre canale navigabile. Il tipico approccio di Gehry al disegno dei manufatti architettonici viene qui declinato in base alla cultura e alla conformazione del luogo.

Osservato dai due lati della sottile penisola su cui sorge, il museo si presenta come un assemblaggio apparentemente casuale di lastre coloratissime, sghembe, sorrette da pilastri e volumi chiusi. L’edificio orienta lo sguardo sul paesaggio e si integra con esso, andando a costituire un efficace landmark in chiave cromatica.

TUTTI I COLORI DEL COCCODRILLO

FASHION | LACOSTE

Un po’ tutto il mondo dell’abbigliamento sportivo tende a soluzioni formali futuristiche e improntate alla massima tecnicità. Per questo vi è una predilezione per i toni del grigio (specie se inflesso verso gli effetti metallici), con punte di tanto bianco e tanto nero.

La collezione autunno/inverno 2020 di Lacoste si discosta da sempre da quel trend. Le celebri (e superclassiche) polo hanno sempre rappresentato un tema di sviluppo cromatico, tradizionalmente giocato sulle tinta unita. Ne troviamo conferma, appunto, sulla recente passerella di Parigi. Louise Trotter, direttrice creativa del marchio da due anni, elabora una palette di colori saturi ma affatto banali, allegri ma non appariscenti. Prevalgono nettamente i capi a tinta unita, che si accostano fra di loro con grande disinvoltura indipendentemente dalla tipologia del tessuto, ma appaiono anche pattern bicolori.

PLASTICA RADICALE

VINTAGE | KARTELL

Un’altra immagine che, da sola, è in grado di raccontare, in chiave fortemente sintetica ed emblematica, una fase della società e del Made in Italy. La foto ritrae un allestimento (presumibilmente temporaneo) per la promozione della linea di contenitori in plastica 4970/84, disegnata da Anna Castelli Ferrieri nel 1968. Un prodotto celeberrimo e di grande successo, tuttora in produzione presso la stessa Kartell.

Oltre a rappresentare un contributo originale alle concezioni abitative che si andavano definendo negli anni delle trasformazioni culturali e sociali, ovvero nella fase del design radicale, è la concretizzazione dei prodigi delle plastiche sul fronte di un approccio dinamico allo spazio domestico. E anche sul piano visivo: la pigmentazione della materia polimerica era sufficiente per dar luogo a scenari dirompenti e rivoluzionari.

In questo caso, la versione rossa del 4970/84 viene reinterpretata in chiave massimalista, tanto da diventare “sistema” d’arredo grazie alla sua proverbiale impilabilità e versatilità d’uso.

TRALICCI ARCOBALENO

URBAN ART | SOFTLAB

Spectral Grove è un’installazione pubblica collocata all’ ingresso del Pivot Park a West Philadelphia.

La scultura, progettata dallo studio newyorkese SoftLab, invita i visitatori con un “boschetto” di strutture a ombrello, visivamente permeabili, frutto dell’intreccio tra fasce in alluminio e acciaio verniciate a polvere in 28 colori.

Ognuna delle sei colonne di Spectral Grove, rivestita da una sola tinta in diverse sfumature, possiede un’identità unitaria, mentre le loro vele sono intersecate da tanti colori differenti, comunque molto vivaci.

Ne risulta un baldacchino coloratissimo, aperto verso il cielo e trasparente. Man mano che la luce del sole, con il variare delle angolazioni, attraversa il traliccio, vengono messe in risalto ciclicamente le diverse tinte, con giochi di ombre mutevoli sul pavimento.

LA GIUNGLA URBANA

INTERIOR | STUDIOSPASS

Il progetto della zona lounge presso il Cambridge Innovation Center di Rotterdam, redatto da StudioSpass, reinterpreta in chiave contemporanea il concetto di giungla urbana. Gli autori asseriscono che «rompendo con la solita associazione di flora e fauna, abbiamo trasformato il soggiorno in un giardino di sculture astratto ma funzionale. Il tappeto stampato su misura alle pareti riflette la nostra interpretazione dello skyline di un paesaggio urbano contemporaneo. Questo è raffigurato attraverso il gradiente rettangolare. La combinazione di mobili su misura e mobili esistenti crea spazi intimi, sottolineando le forme organiche delle sculture».

I progettisti riconoscono in Roberto Burle Marx la principale fonte d’ispirazione, ma le forme super cromatiche abbinate all’effetto dégradé ci riporta alla pittura delle avanguardie sovietiche, specialmente a quella di Malevic.