PERIFERIA IN GIALLO E AZZURRO

ARREDO URBANO | MILANO

Mentre il capoluogo lombardo si fa prendere dalla vertigine delle architetture futuristiche, a operazioni di tono più dimesso viene affidato il compito di riqualificare aree periferiche. Un restyling a buon mercato, spesso sbrigativo, che però cerca di restituire un senso urbano a zone marginali e comunque ricche di risorse relazionali.

Di recente, in zona NoLo, è stato ridisegnato il parterre di un nodo viario in cui convergono, senza una regola precisa, quattro strade, creando uno spazio incerto. Contestualmente alla riorganizzazione viabilistica, è stata ritagliata un’isola a uso pedonale senza particolari accorgimenti costruttivi: l’asfalto è stato verniciato a geometrie in giallo e azzurro, creando un impatto cromatico molto forte nel grigiore della preesistenza edilizia.

Un disegno percepibile solo a volo d’uccello, aperto al deterioramento veloce, che però apre quel distretto a tante possibilità di reinterpretazione paesaggistica e funzionale.

COLORE DAL CRISTALLO

INTERIOR | WENZEL HABLIK

Wenzel Hablik raccontava che fu decisiva, come sorgente di ogni sua creazione artistica, la visione del colore rifratto da un cristallo, avvenuta durante l’infanzia. I suoi lavori di grafica, pittura e design vengono ricondotti alla sfera dell’Espressionismo tedesco, ma egli fu un vero outsider, poiché inondava ogni tema con un’energia del tutto personale, veicolata soprattutto dall’uso del colore.

Interprete trasversale e originale delle avanguardie tra le due guerre, ci lascia dei disegni prospettici di alcuni interior che sfuggono ai cliché della moda o del gusto di allora. Influenze del Bauhaus, del Déco, dello Jugendstil e del Futurismo si fondono in una sintesi personalissima e fantasiosa.

Il suo concept più suggestivo, a tempera su carta, è forse quello per una sala da ballo, del 1924. Geometrismo super-dinamico e una palette cromatica vivacissima anticipano, di parecchi decenni, un’atmosfera psichedelica tipica delle moderne discoteche.

SETTE TORRI SHOCKING

LAND ART | UGO RONDINONE

Nel deserto del Nevada sono atterrati nel 2016, come scariche elettriche, sette totem lapidei. Essi costituiscono l’installazione dell’artista svizzero Ugo Rondinone, che ha impilato dei massi di roccia a spacco, per un’altezza media di circa 10 metri. E li ha dipinti con colori a contrasto: neutri, saturi e perfino fluo.

L’autore spiega che «Seven Magic Mountains parla di confini e incroci, di isolamento e raccoglimento, di equilibrate meraviglie e colori eccessivi, della differenza tra il deserto e le luci della città. Seven Magic Mountains suscita continuità e solidarietà tra l’artificiale e il naturale, tra l’umanità e la natura».

L’opera, voluta dal Nevada Museum of Art e tuttora disponibile nonostante sia stata superata la scadenza del 2018, intrattiene con il paesaggio un rapporto esplosivo. Pur nel conflitto tra figure e sfondo, entrambe esprimono la bellezza della materia cruda e arcaica.

COLORE DI QUARTIERE

URBAN ART | AMSTERDAM HEESTERVELD

Il quartiere residenziale di Heesterveld, situato nell’hinterland meridionale di Amsterdam, è un vero e proprio incubatore di progettazione partecipata. Qui ogni creativo (grafici, musicisti, artisti visivi, dj, ecc.) mette a disposizione le proprie competenze per la qualificazione dell’ambiente collettivo e della socialità. Chiaramente in senso multidisciplinare.

Tra attività culturali e intrattenimento, quell’area non soffre il degrado che normalmente accompagna le periferie. Fa parte di quel programma anche l’intervento cromatico per il restyling delle facciate di una delle quattro corti che compongono il quartiere. Progettato da Floor Wesseling, consiste nell’applicazione di enormi strisce colorate sui pannelli prefabbricati preesistenti.

Quegli spazi a tinte vivaci, ora, sono lo sfondo di manifestazioni di vario tipo, sia diurne che serali. Insomma, hanno rappresentato l’innesco della vera vitalità di quell’area.

PAROLE A COLORI

RETAIL INTERIOR | WUTOPIA LAB

Solitamente la personalità delle librerie è discreta, neutra, per far sì che l’occhio del cliente possa farsi strada agevolmente tra reparti, copertine e titoli. Di avviso completamente diverso il Wutopia Lab, insediato a Shanghai, che di recente ha progettato il nuovo bookstore Zhongshu, aperto a Suzhou.

L’arredo e il sistema espositivo del negozio si basano su forme fluide ma rigorose, forse per non soverchiare il prodotto editoriale. Tuttavia, quando lo sguardo si rivolge verso l’alto, si apre un effetto magico. Una sequenza di fogli metallici, a sagoma curva ma variabile, raccordano il soffitto con le vetrate. Quelle lastre, essendo traforate, appaiono lievi ed eteree, con giochi di semitrasparenza. E sono verniciate con i colori dell’arcobaleno, che sfumano progressivamente l’uno nell’altro. Una metafora gioiosa, che vede la diffusione del sapere come apertura di nuovi orizzonti e come trasformazione del pensiero.

ELEFANTI IN TECHNICOLOR

URBAN ART | CATANIA

L’installazione firmata da Salvo Ligama in piazza dell’Università a Catania si ispira chiaramente all’elefante della fontana che, nel corso dei secoli, è diventata l’emblema artistico della città iblea.

Lo scorso 22 novembre la piazza è stata invasa da un ristretto branco di 4 elefanti in vetroresina bianca. Subito dopo l’artista siculo è intervenuto con affascinanti applicazioni cromatiche sulla “pelle” dei pachidermi, secondo chiazze irregolari e diverse da esemplare a esemplare.
Spiega Vincenzo Tomba, direttore dell’Accademia di Belle Arti locale, che ha patrocinato l’iniziativa: «Ligama ha scomposto e dissolto in un’immagine reale la realtà delle nuove generazioni, rendendo gli elefanti come i pixel, atomi di una nuova materia inconsistente».

In altri termini, il colore vuole simboleggiare una Catania legata alla propria identità ma anche inclusiva, aperta a stimoli culturali e a nuovi scenari sociali.

L’installazione sarà presente fino al prossimo 6 gennaio.